venerdì 20 maggio 2022

SULLE ONDE DELLA POESIA

In questo componimento il grande poeta russo rievoca la visione del mare in un impeto di nostalgia. Ci sembra di vederlo abbondonarsi ad uno stato di rêverie davanti alle onde.



Leonid Osipovič Pasternak - Alexandr Puškin in riva al mare


ALEKSANDR PUSKIN
AL MARE


Addio, libero elemento!
Per l’ultima volta davanti a me
Tu fai scorrere le onde azzurre
E risplendi di orgogliosa bellezza.

Come il malinconico mormorio di un amico,
Come il suo richiamo nell’ora dell’addio,
Il tuo triste rumore, il tuo rumore che invoca
Io l’ho sentito per l’ultima volta.

Meta desiderata della mia anima!
Come sovente lungo le tue rive
Ho errato cheto e cupo,
Oppresso da una sacra idea!

Come ho amato i tuoi richiami,
I sordi suoni, la voce dell’abisso
E il silenzio nell’ora della sera,
E le tue capricciose raffiche!

La pacifica vela dei pescatori,
Custodita dal tuo capriccio,
Scivola maestosa fra le onde:
Ma tu ti sei messo a giocare, incontenibile,
E affonda uno sciame di vascelli.

Non sono riuscito ad abbandonare per sempre
La riva immobile, a me noiosa,
A salutarti con gli entusiasmi
E a dirigere sui tuoi flutti
La mia corsa poetica!

Tu mi aspettavi, mi chiamavi… io ero incatenato;
Voleva strapparsi l’anima mia:
Incantato da una potente passione,
Io rimasi presso le rive…

Che cosa rimpiangere? Dove ora dovrei
Dirigere il mio spensierato cammino?
Un solo oggetto nel tuo deserto
Stupirebbe la mia anima.

Una roccia, sepolcro della gloria..
Là si sono immersi nel freddo sonno
I giganti del ricordo:
Là si è spento Napoleone.

Là egli è morto fra i tormenti.
E dopo di lui, come rumore di tempesta,
Un altro genio è galoppato via da noi,
Un altro dominatore delle nostre menti.

È scomparso, pianto dalla libertà,
Lasciando al mondo la sua ghirlanda.
Rumoreggia, agitati in tempesta:
Egli è stato, mare, il tuo cantore.

La tua immagine era impressa in lui,
Egli è stato creato dal tuo spirito:
Come te, potente, profondo e tenebroso,
Come te, non domabile da niente.

Il mondo è rimasto vuoto… Ora, dove
Mi dovresti portare, oceano ?
Il destino degli uomini è ovunque lo stesso:
Dove c’è il bene, là, già di sentinella
C’è la civilizzazione o il tiranno.

Addio dunque, mare! Non dimenticherò
La tua trionfale bellezza
E a lungo, a lungo, io udirò
Il tuo rombo, nelle ore della sera.

Nei boschi, nei deserti silenziosi
Porterò, colmo di te,
Le tue rocce, i tuoi golfi,
E lo scintillio, e l’ombra, e la parola delle onde.



 Attraverso le sue note Claude Debussy sembra evocare lo straordinario potere ipnotico del mare

IL SUONO DEL SILENZIO

Boris Pasternak, poeta amante dei boschi, riesce a catturarne lo straordinario paesaggio sonoro. Il suo lettore ha la sensazione immediata di essere trasportato in un'atmosfera incantata, immerso nel "suono del silenzio".


BORIS PASTERNAK
SILENZIO


Da parte a parte il sole taglia il bosco.
I raggi stanno - colonne di polvere.
L'alce da qui, assicurano,
s'affaccia al biforcarsi delle strade.
Il bosco è muto e silenzioso come
se nella folta valletta la vita
non fosse sotto l'incantesimo del sole
ma di tutt'altro.
E in effetti non lontano sta
in mezzo alla boscaglia l'alce femmina.
Al suo cospetto gli alberi trasecolano.
Ecco spiegato il silenzio del bosco.
Ghiotta di sottobosco, l'alce rosica
con uno scrocchio le piante novelle.
Sfiorando all'animale il dorso, pende
una ghianda da un ramo.
Il sortilegio incanta
l'iperico, la viola del pensiero,
la margherita, l'epilobio, il cardo,
che a bocca aperta attorniano il cespuglio.
In tutto il bosco soltanto un ruscello,
in un dirupo colmo d'eufonia,
rimarca quell'evento straordinario
in un su-e-giù di strepiti e silenzi.

(Da "Quando rasserena", 1957)


Il "suono del silenzio" ci riporta alla mente la stupenda ballata del celebre duo folk statunitense

POESIE PER L'ESTATE

L'estate è stata decantata dai poeti nei più svariati modi. Nella raccolta "Quando rasserena" Boris Pasternak ha dedicato una poesia al mese di luglio. Visto con gli occhi dello scrittore russo, luglio assume le vesti inedite di un visitatore "monello e screanzato", un simpatico "sciattone scarrufato".




BORIS PASTERNAK
LUGLIO


Uno spettro s'aggira per la casa.
Un calpestio sopra la testa tutto il giorno.
Un balenare d'ombre sul solaio.
Gira per casa il folletto di casa.

Va a zonzo in ogni luogo fuori luogo,
s'impiccia dappertutto, di soppiatto
s'accosta in vestaglia al capezzale,
trafuga la tovaglia dalla tavola.

Senza pulirsi i piedi sulla soglia,
nel mulinello d'uno spiffero fa ingresso
e con la tenda, in un giro di danza,
si libra e avvita su fino al soffitto.

Chi è questo monello e screanzato,
chi è questo spettro e doppio?
Ma è il nostro inquilino forestiero,
un vacanziero villeggiante estivo.

Per tutta la sua poco lunga tregua
l'intera casa gli diamo in affitto.
Luglio, con il suo soffio e il temporale,
ci paga la pigione per le stanze.

Luglio trascina con sé nel vestito
piume di dente di leone, lappole,
luglio è di casa anche attraverso le finestre
e sempre parla forte, ad alta voce.

Sciattone scarruffato della steppa,
pregno di tiglio, erba,
fusti di albero, aroma d'aneto -
soffio di luglio, di luglio campestre.

(Da "Quando rasserena", 1956)


Quale altro compositore ha saputo trasporre in musica lo spirito dell'estate come Antonio Vivaldi?

L'ANIMA DEL PAESAGGIO

È noto come la betulla abbia ispirato tanta letteratura russa, basti pensare a Pasternak o Šiškin, non tutti sanno che quest'albero è stato fonte di suggestioni anche per Eugenio Montale.


Gustav Klimt, Bosco di betulle



EUGENIO MONTALE
DOPO LA FUGA


C’erano le betulle, folte, per nascondere
il sanatorio dove una malata
per troppo amore della vita, in bilico
tra il tutto e il nulla si annoiava.
Cantava un grillo perfettamente incluso
nella progettazione clinica
insieme col cucù da te già udito
in Indonesia a minore prezzo.
C’erano le betulle, un’infermiera svizzera,
tre o quattro mentecatti nel cortile,
sul tavolino un album di uccelli esotici,
il telefono e qualche cioccolatino.
E c’ero anch’io, naturalmente, e altri
seccatori per darti quel conforto
che tu potevi distribuirci a josa
solo che avessimo gli occhi. Io li avevo.


(Da "Satura", 1971)

FIORI DI CARTA

La bellezza della ninfea è stata di ispirazione per poeti e scrittori. Antonia Pozzi ha colto il fascino ambiguo di questo fiore, la sua duplice natura fatta di di fango e splendore.






ANTONIA POZZI

NINFEE


Ninfee pallide lievi
coricate sul lago –
guanciale che una fata
risvegliata
lasciò
sull'acqua verdeazzurra –

ninfee –
con le radici lunghe
perdute
nella profondità che trascolora –

anch’io non ho radici
che leghino la mia
vita – alla terra –

anch’io cresco dal fondo
di un lago – colmo
di pianto.



(Da "Parole", 1939)


Le ninfee sono il soggetto più emblematico delle opere di Claude Monet

SULLE ONDE DELLA POESIA

In questo componimento il grande poeta russo rievoca la visione del mare in un impeto di nostalgia. Ci sembra di vederlo abbondonarsi ad uno...